
Minori e violenza assistita
Quando si parla di violenza domestica si dovrebbe considerare che spesso, all’interno dei contesti in cui avviene tale dinamica, si consuma un secondo tipo di violenza: la violenza assistita.
La violenza assistita viene definita dalle Linee Guida del Cismai (2017) come
“l’esperire da parte della/del bambina/o e adolescente qualsiasi forma di maltrattamento compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale, economica e atti persecutori (c.d. stalking) su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative, adulte o minorenni. Di particolare gravità è la condizione degli orfani denominati speciali, vittime di violenza assistita da omicidio, omicidi plurimi, omicidio-suicidio. Il/la bambino/a o l’adolescente può farne esperienza direttamente (quando la violenza/omicidio avviene nel suo campo percettivo), indirettamente (quando il/la minorenne è o viene a conoscenza della violenza/omicidio), e/o percependone gli effetti acuti e cronici, fisici e psicologici”.
Tali Linee Guida hanno stimato che sono circa centomila i minorenni abusati e maltrattati in carico ai servizi sociali.
Con il termine “abuso” si intende ogni atto che impedisce lo sviluppo armonico del bambino e dell’adolescente: l’abuso non è solo quello fisico e sessuale, ma anche quello psicologico e la “patologia delle cure” (incuria, discuria, ipercuria).
La violenza assistita è la seconda forma di maltrattamento più diffusa in Italia.
I suoi effetti investono molte aree del funzionamento della persona, rendendo possibile che si configurino diversi quadri diagnostici a origine post traumatica.
Infatti assistere ad un’aggressione perpetrata da un genitore verso l’altro può essere traumatizzante per il bambino anche perché può mettere in dubbio la fiducia che nutre nella possibilità di ricevere protezione e sicurezza da quel genitore, distruggendo l’immagine del genitore come protettore, indebolendo inoltre il legame di attaccamento.
L’attaccamento sicuro ha la funzione di tamponare un trauma, aiutando il soggetto ad elaborarlo; di contro la mancanza di un attaccamento sicuro espone il soggetto ad una scarsa capacità di risoluzione del trauma.
Assistere alla violenza tra i genitori comporterebbe un’incapacità del soggetto nel gestire vissuti di rabbia a causa di una bassa capacità di autocontrollo e alla tendenza a comportamenti impulsivi.
I bambini che sono testimoni delle aggressioni che si compiono tra i genitori, presentano un rischio maggiore di sviluppare problematiche psicologiche, come disturbi dell’umore e problemi comportamentali, e una sintomatologia post traumatica da stress.
I problemi maggiormente associati a questo tipo di abuso infantile sono: difficoltà legate al sonno, sintomatologia ansiosa e disturbi ad essa connessi, somatizzazione, disturbo borderline di personalità, difficoltà sessuali ed interpersonali e sintomi dissociativi.
È possibile affermare che proprio la genitorialità rivesta un ruolo fondamentale nell’aiutare i bambini esposti alla violenza domestica ad elaborare tale esperienza: infatti uno stile genitoriale più affettuoso sembra portare a minori problemi di adattamento del bambino, ma anche ad un minore sviluppo degli effetti dannosi della violenza domestica sopracitati.
Per il bambino è di fondamentale importanza essere aiutato nella comprensione di quanto ha assistito: comprendere quanto il conflitto rappresenti una potenziale minaccia per lui e per i membri della sua famiglia, ma anche comprendere il ruolo che lui stesso riveste all’interno della situazione e quali siano le sue responsabilità, sono elementi che possono favorire uno sviluppo psicologico adattivo. Talvolta infatti il bambino potrebbe ritenersi responsabile di determinare dinamiche che avvengono tra i genitori e sviluppare di conseguenza un forte senso di colpa.
Nonostante il corpus di ricerche presenti sull’argomento, non è possibile prevedere con precisione quale tipo di comportamento verrà messo in atto dai bambini vittime di violenza domestica.
In generale in questo tipo di situazioni può risultare importante ai fini di esiti positivi, che i bambini ricevano supporto e aiuto il prima possibile: queste condizioni se ignorate avranno delle conseguenze che potrebbero estendersi per l’intera vita dell’individuo.
Essere testimone di violenza domestica, specialmente quando questa si prolunga nel tempo, rende l’individuo meno capace nel gestire in maniera efficace i conflitti che si verificheranno in tutta la sua vita, aumentando in tal modo il rischio che possano a loro volta divenire autori di un tale tipo di reato. Infatti la violenza assistita interferisce con l’acquisizione della capacità di regolazione affettiva adeguata alla fase di sviluppo della persona, lasciando il soggetto male equipaggiato nella gestione delle risposte affettive da adulto, rendendo difficile la gestione dei conflitti.